Un matrimonio dal gusto borbonico – Villa Scalera

Sofisticata e ricca di storia, nobilissima e plebea allo stesso tempo: la cucina della corte Borbonica si nutriva degli umori isterici delle principesse austriache, figlie e nipoti di Maria Teresa, e del carattere gioviale dei sovrani napoletani, degni discendenti di Elisabetta Farnese.
La cucina napoletana ha influenzato e si è fatta plasmare da i sapori continentali della corte del Regno delle due Sicilie. I re napoletani, oltre a stravedere per la cacciagione, amavano anche la cucina popolare e per questo imposero la pasta nei menu ufficiali, pietanza fino ad allora considerata indegna di una mensa regale. Ferdinando I e la passione per i maccheroni spinse a introdurre anche nei menu ufficiali i maccheroni con il ragù: Maria Carolina, sua moglie nonché sorella di Maria Antonietta, stentava a trattenersi dallo svenire quando vedeva il marito intingere le dita nella salsa alla presenza di notabili stranieri. A risolvere la questione fu il ciambellano di corte, don Gennaro Spadaccini, che, sotto minaccia di licenziamento, inventò per il suo re una forchetta a quattro denti più larghi del normale e adatta per avvolgere in maniera decorosa i maccheroni. Leggende a parte, le colonne portanti dell’alimentazione del periodo borbonico erano i vegetali: il “vitto pitagorico”, così come lo chiama anche don Vincenzo Corrado, massimo esperto gastronomo del tempo, in servizio presso il nobilissimo don Mi. Ippolito Cavalcanti ha saputo trascrivere e descrivere le tradizioni culinari di quei tempi tramandando una infinità di ricette che oggi si possono presentare anche un banchetto moderno come allora per gli sfarzi di corte. Idea da cui attingere spunti e tradizione per creare un evento “made in sud”.
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